Sara e Michele sono una coppia in crisi che ha deciso di separarsi. Vivono a Milano e hanno un bimbo di nome Nicola, un ragazzino sensibile e intelligente affetto da dermatite, un disturbo che gli crea un certo disagio. Non sanno come comunicare la loro decisione al figlio. Tutto il loro mondo sta per crollare. Dietro alla maschera di armonia dietro la quale trascorrono la vigilia di Natale si nascondono amarezza, disagio, malumori e soprattutto questioni in sospeso e stanchezza. Recitano la parte della coppia serena davanti al pubblico dei parenti, come per rassicurarli e convincerli che andrà tutto bene… La storia è caratterizzata da una lunga riflessione di Sara sul suo matrimonio e sugli avvenimenti che hanno portato alla rottura. La donna si strugge in particolar modo per Nicola e sul fatto che nulla potrà sostituire una famiglia unita nella sua vita, anche se il padre è imperfetto e un po’ assente. Un ulteriore scossone all’esistenza di questo nucleo familiare arriva quando Michele ha un incidente. Alla commozione e l’ansia che inizialmente prevalgono e consumano Sara di preoccupazione, succede la constatazione di una cocente verità che li costringe a dover mantenere l’ennesima messinscena della famiglia perfetta…
Un libro che indaga le difficoltà del matrimonio e della separazione e lo fa con un taglio decisamente psicologico e intimo, affrontando varie tematiche di questo difficile rapporto di coppia. Interessante la riflessione di Sara sulla specializzazione dei ruoli e la polarizzazione dei caratteri, secondo la quale, per esempio, se il tuo compagno si accaparra il ruolo di tranquillo, tu poi ti devi sobbarcare tutte le preoccupazioni. Parole sagge!
Sara lavora part time in una ex libreria indipendente entrata a far parte di una nota catena e sa che il lavoro lì è caratterizzato da tutta una serie di attività anche noiose che esulano dall’immaginario comune della libraia che chiacchiera amabilmente con i clienti sorseggiando un tè caldo. Il titolare è Achille, un personaggio particolare, un po’ scorbutico, con un’apparente idiosincrasia per i libri degli You Tuber, degli chef, dei personaggi dello spettacolo e i manuali di self-help. Sara sta cercando qualcosa: non è contenta, da troppo tempo sente che c’è qualcosa che non va e il rapporto con il marito c’entra solo in parte. Un po’ per scherzo e un po’ per noia comincia a girare vari siti che riguardano il coaching, la crescita personale, mindfulness e decide di iscriversi a molti di questi corsi. Tutte esperienze che la deludono e la fanno arrabbiare, fino a quando scopre proprio in Achille, il titolare della libreria, un mentore e una guida verso una nuova consapevolezza di sé…
Conoscevo già l’autore Francesco Gungui per aver letto avidamente tutta la trilogia fantasy delle Terre divise da lui firmata ed ero molto curiosa di vedere come se la sarebbe cavata con un libro dal piglio decisamente differente. Dal punto di vista della scrittura posso con onestà riconfermare la sua abilità e l’indiscusso talento. Per quanto riguarda la trama, però, non sono riuscita a trovare il giusto coinvolgimento, non so, forse è stato un mio limite. Essa ruota completamente intorno a Sara e alla sua ricerca di sé e della felicità, prima attraverso manuali di self-help, blog, teorie motivazionali e sedicenti guru e poi attraverso Achille che le fa da guida. La scrittura è disinvolta, carezzevole, si trovano numerosi spunti di riflessione e il finale apre alla vita; avrei apprezzato meno self-help, più romanzo e qualche colpo di scena a movimentare la storia. Una lettura che descrive un modo diverso e più adeguato di affrontare le problematiche della relazione di coppia. Non fornisce soluzioni adatte a tutti, ma dimostra come talvolta un cambio di prospettiva e di atteggiamento, possono fare la differenza.
Ringrazio Francesca dell’ufficio stampa Giunti per la bella lettura.
L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
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Era Pirandello, con la sua ‘misura’ della realtà sociale, ad affermare che quando in una stanza ci sono tre tipi, non ci sono solo tre persone, ma molte di più: la persona numero 1 com’è veramente, come lei si vede e come la vedono la persona numero 2 e 3, quindi tre tipi in una stanza sono almeno 12 diverse figure di socialità. Ciao Lettrice Assorta
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Grazie per la bella citazione, vera e appropriata. 😉😙
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Eppure mi ispirava dalla descrizione..,
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È un bel libro, scritto molto bene, ha solo una piccola parte un pochino noiosa. Mia madre lo sta leggendo e dice che le piace molto!
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