NOMADLAND DI JESSICA BRUDER

Un nuovo tipo di tribù errante sta emergendo nel secondo millennio. Persone che mai avevano immaginato di diventare nomadi, abbandonano le loro case per vivere in furgoni, camper di seconda mano, scuolabus, pick-up camperizzati e roulotte. Da lontano, potrebbero sembrare dei camperisti in pensione, in realtà si sono liberati dalle catene di affitti e mutui per poter sopravvivere, in America.

In questo romanzo inchiesta da poco pubblicato da Edizioni Clichy, l’autrice Jessica Bruder racconta con un linguaggio scorrevole e avvincente, la storia di uomini e donne che un tempo rappresentavano il ceto medio, e che a un certo punto decidono di non voler più scegliere tra mangiare o andare dal dentista, Comprare i vestiti che servono, o la benzina.Personaggi che per varie ragioni si sono trovati senza più nulla. La Bruder racconta di come siano molto solidali tra loro e coltivino sempre la convinzione che qualcosa di meglio arriverà prima o poi. Sottolinea come non ci sia un conteggio esatto di quante persone vivano da nomadi in America, e spiega le modalità con la quale si mescolano al resto della popolazione. La lettura riserva molte sorprese, tra le quali l’excursus sul programma Camper-Force di Amazon, che recluta proprio questa tipologia di gente per lavori molto duri e usuranti. Quello che emerge dall’inchiesta mi ha sorpresa.

Una lettura interessante e vivace, frutto di tre anni di lavoro e più di quindicimila miglia di guida da costa a costa, dal Messico al confine canadese. Emerge un mondo fatto di persone che non hanno perso la speranza e la dignità, solidali l’uno con l’altro, pieni d’idee e iniziative e che hanno molto da insegnare, come Linda per esempio, che affronta gli ostacoli rimuovendoli un po’ alla volta. Uno spaccato d’America poco noto, un’osservazione senza filtri di queste persone erranti, che compongono vere e proprie società alternative.