L’assurdo titolo di questo nuovo romanzo di Alessandro Turati, mi ha colpita e fatto accapponare la pelle allo stesso tempo: spontaneo chiedersi che tipo di storia si celi dietro ad una presentazione così stravagante.
Colpisce il modo disarmante e schietto di raffigurare immagini e situazioni. Interessanti gli improvvisi cambi di prospettiva che conferiscono dinamicità e spiazzano il lettore.
Il protagonista si chiama Uno Marcovic di padre serbo e madre italiana e racconta quello che gli pare, come gli pare: un flusso ininterrotto di riflessioni, ricordi, avvenimenti assurdi, poesia e pensieri di natura paradossale e chimerica.
La chiave di lettura, la fornisce lo stesso autore all’inizio del libro quando scrive “Il mondo è la mia rappresentazione”. Questa frase che rimanda a Shopenhauer, ricorda come la presunta oggettività del mondo è solo ciò che l’uomo interpreta per sè, ed ha un significato profondamente psicologico: il mondo è ricordo e memoria, distinto dalla certezza sensibile.
Attraverso questa lente è più facile apprezzare le spiazzanti forme dal sapore estemporaneo, secchiate di colore a puntellare vicende varie, il cui unico filo conduttore sembra essere l’assenza della persona amata; il protagonista cerca di dimenticare, di riempire il vuoto straziante, ma come afferma la sua Ester :“i sentimenti ti seguono”. Ed ecco spuntare una giraffa con la passione per i treni.
Lettura folle, con alcune derive nonsense.
Un pensiero riguardo “Quori Cuadrati di Alessandro Turati”