Commovente, suggestivo, amaro, il romanzo che ho letto in questi giorni mi ha suscitato un’altalena di emozioni; merito della scrittura intensa, dei personaggi indimenticabili e della trama ispirata a tante storie vere: il finale mi ha travolta, ho pianto.
CHE COSA C’è DA RIDERE racconta di Erich, di famiglia ebrea, nato a Berlino il 28 luglio 1914, giorno in cui scoppia la Prima Guerra Mondiale. Erich, piccolo di corporatura, cresce con suo padre Rudolf, un uomo severo e rancoroso che lo colpevolizza di aver causato la morte prematura della sua adorata moglie Lili. “Piccolo assassino”, così si rivolge Rudolf nei confronti del figlio e da ridere c’è davvero poco o nulla. La prima vera risata dunque, giunge incontenibile, rumorosa e liberatoria, quando Erich, undicenne, si ritrova in un locale e assiste alla performance del Magnifico Walter, un comico. Per lui è un’autentica rivelazione! Decide seduta stante di volere assolutamente imparare l’arte di suscitare ilarità, e si attiva con tutte le energie allo scopo.
“Voleva ridere perchè la sua vita era stata un dispiacere, e che cosa si può fare con i dispiaceri, per restare vivi, che cosa si può fare se non riderne?”.
Bella la frase del Magnifico Walter per spiegare al ragazzino quanto sia difficile provocare una risata e quanto questa sia rivelatrice: “L’anima, anche quando è ben vestita, la risata è capace di spogliarla, te la mette davanti nuda, e allora ecco che far ridere, io penso che sia giusto che sia difficile, spogliare l’anima delle persone è una cosa che non devono farla tutti”.
Non mi addentro nell’ intreccio che vi assicuro è molto coinvolgente, dico solo che Erich riesce a coltivare la sua passione, il suo sogno, il suo impegno all’insaputa del padre, e a un certo punto ottiene anche un discreto successo, anche se le speranze si infrangono presto: il 31 luglio 1932 il Partito Nazista vince le sue prime elezioni, e Hitler comincia l’ascesa istituzionale, con le catastrofiche conseguenze che purtroppo tutti conosciamo…
Per tutta la durata del libro ho fatto il tifo per Erich; ho incrociato le dita per lui durante le sue esibizioni, sperato che riuscisse a dichiarare il suo amore ad Anita, ne ho apprezzato il coraggio e la determinazione, ho esultato alla riconciliazione con il padre, e soprattutto, ho avuto modo di riflettere, pensare con immensa tristezza a tutte le storie interrotte ingiustamente a causa della guerra. Mai dimenticare!
lo sto leggendo, molto carino<3
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a me nn è piaciuto
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Ci sono delle parti molto coinvolgenti e alcune invece più lente.
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