Un romanzo appassionante, dalla dinamica narrativa che riporta alla mente il film Sliding doors del 1998, diretto da Peter Howitt. A differenza del film, nel quale il destino della protagonista si divide in due dimensioni parallele a causa di un evento assolutamente imprevedibile, in questo caso la deframmentazione avviene in ben nove vite alternative che si articolano e differenziano attraverso la scelta di non fare un figlio, di farlo, oppure decidere di provare a farlo.
Questo mi ha fatto pensare alla controversa ipotesi sul multiverso, secondo la quale esisterebbero una pluralità di universi paralleli, al punto che ogni decisione che ciascuno di noi prende in questo mondo, ne creerebbe di nuovi: il pensiero di sbagliare qualcosa di importante in un universo e in un altro magari no, mi rassicura e a voi?
A parte la digressione, l’argomento centrale del libro è la maternità, vista da un punto di vista inconsueto e impopolare. La protagonista Rose è una donna brillante, innamorata di suo marito Luke, con il quale condivide l’idea di non voler avere un bambino. Con il passare del tempo però le cose cambiano e l’ adorante marito si trasforma in un uomo risentito che comincia ad accusare Rose di porre la carriera accademica davanti a tutto e blaterare di pinzillacchere femministe. A questo punto Rose deve decidere se mantenere il punto sulle sue convinzioni oppure piegarsi alle richieste del marito e alla pressione sociale.
Le pagine raccontano in modo intelligente e drammatico, nove diverse ipotesi di donna, ciascuna frutto di una scelta determinante. Non posso dire di più perchè sarebbe spoiler.
Intenso e profondo, offre innumerevoli momenti di riflessione.
–Essere madri è una scelta irreversibile e comporta molte rinunce: i figli diventano il nucleo centrale della propria esistenza e non si dovrebbe pensare ad altro…