“I confini non esistono. Siamo tutti fratelli. E io voglio vedere il mondo, conoscerlo, non fermarmi per colpa di qualche linea immaginaria.”
Domenico Nguyen-Hun-Phuoc è uno studente italo-vietnamita tranquillo e pacato, un ragazzo qualsiasi. La sua vita cambia all’improvviso quando si trova catapultato su un aereo della Marina militare. Dall’altra parte del mondo, gli viene spiegato, alcune imbarcazioni pericolanti con a bordo dei profughi in fuga dalle persecuzioni, sono alla deriva nel Mar Cinese Meridionale, tra l’indifferenza generale. Nessuna nazione sembra volersi mobilitare per aiutarli e così l’Italia decide di inviare tre navi di salvataggio. A bordo di una di queste navi dove nessuno parla il vietnamita c’è Domenico, chiamato dallo Stato per fare da interprete…
IL COLORE DELLA TEMPESTA celebra il coraggio e l’ingegnosità di un gruppo di persone tra le quali c’è un ragazzo nauseato dalla vita codificata che finalmente, ha un’occasione per sentirsi speciale:
“D’un tratto si sentì pieno di orgoglio e determinazione. Non era più uno studente. Era l’interprete del Vittorio Veneto”.
Ho provato brividi di inquietudine, mentre leggevo il racconto della barca in avaria nel Mar Cinese Meridionale con a bordo uomini, donne e bambini disperati, tutti rannicchiati tra sporco e sangue, costretti a bere acqua piovana e a subire gli attacchi feroci dei pirati, circondati dal mare indomabile, mondo oscuro e alieno. Una lettura avvincente nella quale il protagonista impara a vivere e amare e decide di attraversare il mondo senza garanzie, preavvisi, scuse o esitazioni.
Intenso e avventuroso, parla di solidarietà e di persone che hanno attraversato l’inferno e sono sopravvissute.
Mi ha commossa, soprattutto la parte finale.