IL SOGNO DI NOVA di Massimo Valentini

Sono un’appassionata di romanzi di fantascienza, ma mi annoio quando indugiano eccessivamente nei tecnicismi, oppure raccontano con piglio militare di guerre tra umani e alieni; preferisco di gran lunga una trama dall’orientamento avventuroso o fanta-archeologico.

IL SOGNO DI NOVA di Massimo Valentini è stata una lettura molto piacevole nella quale l’ambientazione futuristica, si fonde armoniosamente a un’intensa storia d’amore.

Anno 2446. Lo sfondo è quello di una lugubre città del futuro, avvolta da un manto di nebbia spettrale e sferzata da una pioggia perenne.

Facciamo subito la conoscenza con Steven Jones, scienziato geniale con illimitati fondi a disposizione, tecnologie, tempo e nessun protocollo industriale da rispettare. Jones è il padre della robotica moderna e ha lavorato duramente per regalare nuove speranze all’umanità. Dopo la morte della moglie, L’uomo si isola e si butta a capofitto nel lavoro; il suo ultimo progetto segreto e rivoluzionario, si chiama N.O.V.A, un organismo cibernetico composto da parti organiche e biomeccaniche.

Molto scorrevole la trama, ho apprezzato il ritmo narrativo e la semplicità con la quale si entra nelle vicende. Il mondo descritto in questo romanzo è abitato da sagome artificiali che galleggiano in illusioni virtuali; una società dove la natura umana fatta di viscere e carne, viene soppiantata per acquisire la perfezione delle macchine.

Il protagonista Maximilian, figlio di Steven, ha quarant’anni ed è “intero” e dunque emarginato: non ha protesi di nessun tipo e nemmeno si è fatto impiantare un sistema per il controllo delle emozioni; vuole invecchiare secondo natura. L’incontro con Nova, la creazione di suo padre Steven, sarà per Maximilian folgorante…

 Lungo le pagine, il lettore entra sempre più nel mondo di Nova, un superorganismo dal codice genetico capace di replicarsi senza errori. C’è qualcosa che parla all’anima della creatura attraverso i suoi sogni, visioni talvolta oscure che guidano i suoi passi: “Ho paura che la mia vita non sia reale che tutto quello che mi circonda non esista. E a volte credo che sarebbe meglio. Il mondo che vedo non è bello quanto i miei ricordi.”

Una società ipertecnologica, artefatta e dominata dalle macchine, un uomo solo, dalla vita segnata di rabbia e lacrime, una donna bellissima nè umana nè artificiale, fatta di cellule vive e schemi neurali, carne e sangue progettati geneticamente, e personaggi senza scrupoli; ecco gli ingredienti di questa storia commovente sul complesso rapporto uomo-macchina che mi ha fatto pensare a quanto affermato da Stephen Hawking, ossia che “I benefici dell’intelligenza artificiale sono inferiori al danno potenziale e quando le macchine supereranno la fase critica e cominceranno a essere capaci di evolversi da sole, non potremo prevedere se i loro obiettivi saranno uguali ai nostri”.

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